Abbiamo più volte affrontato il tema della sostenibilità, soprattutto in riferimento alla pesca.
Oggi, però, la parola sostenibilità sembra essere diventata un “marchio di fabbrica”, un po’ quello che è successo con le parole bio, biologico e green: molte aziende investono sul “sostenibile”, ma quali sono le azioni concrete in direzione della sostenibilità ambientale?
Partiamo dalla definizione di pesca sostenibile, definita dal MSC*: “lasciare nei mari abbastanza pesci, rispettare gli habitat e assicurarsi che le persone che dipendono dall’economia della pesca possano mantenere i loro mezzi di sussistenza”.
*La sigla MSC sta per Marine Stewardship Council, un’organizzazione no-profit indipendente con un programma di certificazione ecolabel di pesca, la cui finalità è verificare il rispetto di pratiche di pesca eco sostenibili assegnando un marchio blu MSC ecolabel a chi rispetta i criteri di valutazione.
FRoSTA, con una linea di produzione basata sul monitoraggio del carbon footprint* e sulla sostenibilità della catena del freddo (con sistemi di raffreddamento con recupero di calore; impianti di biogas che riciclano subito i rifiuti vegetali; depositi di celle frigorifere alimentati da impianti fotovoltaici), oggi propone i nuovissimi filetti da pesca sostenibile e certificata MSC e nello specifico:
Merluzzo Carbonaro e Merluzzo Nordico
Il merluzzo Carbonaro FRoSTA (Pollacius Virens) da pesca sostenibile MSC; dal sapore intenso, è pescato in modo sostenibile nell’Atlantico, nelle acque selvagge ed incontaminate davanti alla Norvegia. Il colore del corpo è di un verde molto scuro dorsalmente, diventando leggermente più pallido solo ventralmente. Spesso viene chiamato merluzzo nero per via del colore scuro della livrea, le sue carni sono sode e di color perla e dal sapore intenso ed avvolgente.
Il merluzzo nordico (Gadus morhua) vive nelle acque fredde e pescose dell’Oceano Atlantico settentrionale; il colore del dorso varia dal marrone al verde o grigio, diventando più chiaro, quasi argenteo sul ventre. I giovani pesci vivono in acque di media profondità in habitat complessi come difesa dai predatori, mentre gli adulti vivono nelle acque più profonde. Le sue pregiate carni sono sode, di colore bianco e dal sapore delicato.
Pesca sostenibile, come si misura
Lo standard MSC misura la sostenibilità dell’attività di pesca in maniera scientifica e si basa su tre principi fondamentali:
Stock ittici sostenibili
Rimane abbastanza pesce nell’oceano? La pesca deve essere ad un livello tale da garantire che possa continuare per sempre e che la popolazione ittica possa rimanere produttiva e in salute.
Riduzione al minimo dell’impatto ambientale
Quali sono gli impatti? L’attività di pesca deve essere gestita con attenzione in modo che altre specie e habitat all’interno dell’ecosistema rimangano sani.
Efficace gestione della pesca
Le aziende della pesca sono ben gestite? Le attività di pesca certificate MSC devono essere conformi alle leggi in materia e essere in grado di adattarsi alle mutevoli circostanze ambientali.
Come riportato in un articolo dedicato interamente alla pesca sostenibile certificata MSC, questa si basa sul codice di Condotta per la Pesca Responsabile dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura FAO. Lo standard ha lo scopo di definire le migliori pratiche di gestione e le conoscenze scientifiche più aggiornate e condivise a livello internazionale.
Come si svolge il processo di certificazione della pesca?
Il processo di certificazione della pesca (Fisheries Certification Process – FCP) rappresenta il manuale di istruzioni per gli organismi di valutazione della conformità (Conformity Assessment Bodies –CABs).
Lo scopo del FCP è di definire sia i processi che devono seguire durante la valutazione di un’attività di pesca rispetto allo standard, sia i criteri che determinano se un’attività di pesca è idonea alla certificazione, ovvero se ha o meno determinati requisiti. È il FCP a garantire che il processo di valutazione sia solido, trasparente e credibile e che lo standard sia applicato in modo uguale a tutte le attività di pesca, indipendentemente dalle specie, dal metodo dall’ambiente o dalle dimensioni.
Il processo di certificazione della pesca viene riesaminato regolarmente. A marzo 2020 sono stati pubblicati degli aggiornamenti al processo di certificazione, che vertono soprattutto sul miglioramento della tracciabilità dei prodotti certificati e del processo stesso di certificazione.
Qui è possibile scaricare l’aggiornamento relativo al processo di certificazione per la pesca sostenibile MSC in vigore da settembre 2020.
Perché i filetti da pesca sostenibile FRoSTA
In linea con l’obiettivo 14 dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il settore privato può aiutare i paesi insulari in via di sviluppo, promuovendo una pesca sostenibile. Il contributo delle imprese si può misurare monitorando:
- quantità totale delle acque di scarico e loro destinazione;
- numero e impatto delle attività compiute in habitat restaurati o protetti;
- analisi delle risorse idriche e degli habitat interessati da scarichi idrici dell’organizzazione;
- ammontare delle spese e degli investimenti totali per l’ambiente.
Allineandosi a sua volta a tale modello di pesca sostenibile, FRoSTA utilizza metodi di allevamento e pesca responsabile, che tutelano l’ecosistema marino, dando la possibilità e il tempo agli stock ittici di ripopolarsi. Concretamente l’azione si traduce nell’utilizzo esclusivo, da parte dell’azienda, di pesci provenienti da lavorazione ittica non depauperante e certificata MSC.
In questo modo FRoSTA contribuisce al mantenimento di tutte le varietà ittiche, anche per le generazioni future. FRoSTA collabora, inoltre, con una piccola industria ittica del Mare del Nord i cui standard vanno molto oltre quelli della certificazione MSC, ad esempio utilizzando reti ancor più grandi. Ma non basta. Sono utilizzati solo frutti di mare certificati ASC (Aquaculture Stewardship Council), un’organizzazione non-profit globale e indipendente che, avvalendosi di tecniche di acquacoltura sostenibili, stabilisce uno standard ambientale e sociale per la certificazione di allevamenti ittici responsabili.
Perché la pesca sostenibile?
La pesca sostenibile s’iscrive in un progetto ben più ampio di sviluppo sostenibile, definito dal WWF come:
“la capacità della nostra specie di riuscire a vivere, in maniera dignitosa ed equa per tutti, senza distruggere i sistemi naturali da cui traiamo le risorse per vivere e senza oltrepassare le loro capacità di assorbire gli scarti e i rifiuti dovuti alle nostre attività produttive.”[1]
Allo stato attuale:
il 40% degli oceani è influenzato in maniera drastica dalle attività umane; il sostentamento di oltre tre miliardi di persone dipende dalla biodiversità marina e costiera e gli oceani, che ricoprono i tre quarti della superficie terrestre col 97% dell’acqua disponibile sulla terra, assorbono il 30% dell’anidride carbonica prodotta dagli esseri umani. L’assorbimento di CO2 è reso possibile proprio dalla biodiversità degli oceani e delle coste, con la presenza di circa 200.000 specie identificate che oggi sono sempre di più a rischio, minacciate dalla pesca illegale e incontrollata.[2]
Le industrie marine e costiere, inoltre, hanno un valore di mercato al momento stimato in 300.000 miliardi di dollari annui, cioè il 5% del PIL mondiale, dando lavoro a 200 milioni di persone. Per contro, i sussidi per la pesca contribuiscono all’esaurimento rapido di numerose specie ittiche, ostacolando le azioni mirate alla salvaguardia delle riserve ittiche globali.
In un quadro del genere, si comprende la necessità di controllare e arginare il fenomeno tramite una serie di azioni volte alla salvaguardia degli oceani, come ad esempio l’eliminazione dei sussidi che contribuiscono alla pesca illegale e una gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo.
Nel paragrafo 158 della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare[3], si parla anche di potenziamento della conservazione ed utilizzo sostenibile degli oceani e delle loro risorse tramite l’applicazione del diritto internazionale.
Quando la pesca non è sostenibile:
oltre alle “specie target”, ovvero le specie di maggiore interesse commerciale, colpisce tantissime altre specie catturate con attrezzatura non idonea (ad esempio le tartarughe marine); gli scarti possono arrivare, solo nel Mediterraneo, fino al 70% dello scarto effettuato durante una battuta di pesca, spesso decimando popolazioni ittiche in target ma non in grado di riprodursi perché troppo giovani oppure danneggiando interi habitat marini.
Pesca non sostenibile vuol dire anche overfishing: nel Mediterraneo il 93% degli stock ittici valutati è ritenuto sovra sfruttato e allo stesso tempo, i paesi mediterranei sono i principali consumatori di prodotti ittici su scala mondiale, con 2/3 del prodotto proveniente dall’Atlantico e dai Paesi in via di sviluppo. [4]
Scegliendo prodotti da pesca sostenibile e certificata:
si compiono concreti passi avanti per la risoluzione delle criticità dovute ad un consumo non sostenibile mediante progetti virtuosi, protocolli e controlli mirati a non svuotare gli oceani, alla riproduzione delle specie più a rischio di esaurimento, alla salvaguardia degli habitat e della biodiversità e dell’economia ittica globale; monitorando con tutti i mezzi possibili, scientifici e legali, le aree più a rischio, per garantire alle generazioni future la produttività dei nostri mari.
Risorse e fonti:
[1] https://www.wwf.it/il_pianeta/sostenibilita/il_wwf_per_una_cultura_della_sostenibilita/…
[2] https://www.wwf.it/il_pianeta/sostenibilita/il_wwf_per_una_cultura_della_sostenibilita//…
[3] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/LSU/?uri=CELEX:21998A0623(01)
[4] *http://www.fao.org/fishery/facp/ITA/en#CountrySector-Statistics
http://www.fao.org/fishery/facp/ITA/en#CountrySector-Statistics
https://www.msc.org/standards-and-certification/fisheries-standard/
https://www.msc.org/it/cosa-facciamo/il-nostro-approccio/cos-e-la-pesca-sostenibile